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domingo, 22 de mayo de 2011

Tiramisù, ricetta ed origini

Le origini del Tiramisù sono molto incerte perché ogni regione vorrebbe aver "inventato" questa prelibatezza: per questo motivo è nata una sorta di contesa tra Toscana, Piemonte e Veneto.
Moltissime sono le leggende legate a questo dolce a cui vennero attribuite addirittura qualità afrodisiache.
La versione ufficiala colloca la nascita del tiramisù nel XVII secolo a Siena quando alcuni pasticceri, in vista dell'arrivo del Granduca di Toscana Cosimo de Medici, decisero di preparare un dolce per celebrare la sua grandezza.
Decisero così che il dolce doveva rispecchiare la personalità del Granduca: doveva quindi essere un dolce importante e gustoso ma allo stesso tempo preparato con ingredienti semplici e, cosa importante, doveva essere estremamente goloso poiché Cosimo amava letteralmente i dolci.
Così fu realizzato il nostro Tiramisù che all'epoca era chiamato "zuppa del duca" proprio in onore di Cosimo de Medici che portò con se la ricetta a Firenze facendola conoscere in tutta Italia.
La leggenda racconta inoltre, che la zuppa del duca divenne il dolce preferito dai nobili che gli attribuivano proprietà afrodisiache ed eccitanti: da qui il nome Tiramisù.
La versione non ufficiale, invece, narra che a inventare il Tiramisù sia stato un pasticcere torinese in onore di Camillo Benso conte di Cavour per sostenerlo nella sua difficile impresa di unificare l'Italia.
Anche il Veneto ha una sua versione in merito: sembra che il tiramisù sia stato inventato nel ristorante "el Toulà" di Treviso situato all'epoca nei pressi di una casa chiusa e servito appunto per "tirare su" .

Ricetta:
http://ricette.giallozafferano.it/Tiramisu.html

sábado, 21 de mayo de 2011

Piatti Tipici Irpini: La Cucina Avellinese nel Borgo Terminio Cervialto - COL -

Cecaluccoli con ragù di agnello (pasta di grano tenero)
A partire dal XVII secolo, la gastronomia picentina, così come quella di tutta Europa, ha iniziato ad introdurre i prodotti del Nuovo Mondo acquisendo nuovi ingredienti che alla fine ne hanno cambiato spesso il carattere, basti pensare al ruolo del pomodoro. Ben presto ci si rese conto che proprio dal pomodoro si poteva ottenere deliziosi sughi per condire la pasta (tipo il ragù). Così i cecaluccoli e tanti altri tipi di pasta fresca, che fino a quel momento erano stati abbinati solo con i ceci ed i fagioli, ebbero nuova vita.

Carne di maiale con peperoni sottaceto (Nusco)
È un piatto di carne che durante le feste, specie quella patronale, non manca mai sulla tavola dei nuscani. L'abbinamento nasce dalla necessità di rendere meno pesante ed alleggerire la sensazione di grasso della carne.



Piatti Tipici Irpini: La Cucina Avellinese nel Borgo Terminio Cervialto - COL -

jueves, 21 de abril de 2011

Pizza chiena

Ovvero una pizza fatta in casa imbottita ('mbuttunata) con tutto il ben di Dio... è un piatto della Pasqua in provincia di Napoli (zona Vesuviana, Torre del Greco costa fino a Sorrento). A Napoli nello stesso periodo mangiamo invece il Casatiello.

Ingredienti per 4 persone
Un kg di farina 00
50 g di sugna (non storcete il naso... si può sostituire col burro, ma la tradizione vuole la sugna)
un panetto di lievito di birra
300 g di prosciutto crudo
300 g di pancetta affumicata
una o due salsicce fresche (a punta di coltello)
300 g di pecorino grattugiato (chi non lo ama può sostituirlo con tutto parmigiano o con gruviera grattugiato)
150 g di parmigiano-reggiano grattugiato
20 uova
un pizzico di pepe
sale

Preparazione
Disponete la farina a fontana (montagnola con un buco al centro) e al centro mettete un pizzico di sale, le uova e il panetto di lievito, impastate a lungo finchè non diventa elastica (assaggiatene un pezzettino per verificare che sia appena appena salata) e poi fatene due "palle" di uguali dimensioni che metterete "a crescere" al caldo (mia nonna le avvolgeva amorevolmente in una coperta come due "criaturi", bebé, in cucina nei pressi del focolare).
Mentre la pasta lievita fate a pezzettini i salumi e sbriciolate le salsiccie dopo averle private della pelle, e mischiatele coi formaggi grattugiati e una spolverata di pepe.
Quando la pasta è ben lievitata (da tre ore in poi) fatene due dischi dell'altezza di un dito, con uno si fodera un ruoto (teglia di forma rotonda con una sponda di ca. 6 cm.) precedetemente unto di sugna sul fondo e sui bordi, al centro mettete l'imbottitura e poi ricoprite con l'altro disco di pasta, chiudendo bene i bordi con le dita a quello di sotto.
Poi infornate per un'ora e mezza a 220 gradi, le prime volte consiglio di controllare tempi e cottura perchè ogni forno è diverso.
Quando sembra che stia appena appena prendendo colore (dopo un quarto d'ora, venti minuti) la pizza va estratta dal forno e unta di sugna, oppure (metodo antico) strofinata con la cotica di prosciutto.
Gli ultimi 10 min si può aumentare il forno a 250°.
Si mangia fredda a fette.

Taralli

Ingredienti•1 kg. farina
•200 g. olio d’oliva extravergine
•vino bianco secco q.b.
•sale q.b.
•per aromatizzare a piacere: semi di finocchietto selvatico, peperoncino, pepe nero, mandorle tritate, pomdori secchi tritati, semi di anice,

PreparazioneFate la fontana con la farina, mettete nel buco il sale, gli aromi scelti e l’olio caldo (potete scaldarlo al micronde a bassa potenza per qualche minuto). Impastate aggiungendo il vino bianco che occorre per avere una pasta morbida ma consistente. Quando la pasta è ben lavorata, lasciatela riposare per mezzora.
Fate dei cilindretti con la pasta e chiudeteli per formare delle ciambelline, di dimensioni a piacere.

Preparate una capace pentola di acqua salata bollente e tuffatevi i taralli; saranno cotti al punto giusto quando verranno da soli a galla. Recuperateli utilizzando una schiumarola, e deponeteli su uno strofinaccio.
Cuoceteli poi in forno moderato per circa mezzora (devono diventare dorati).

I taralli si conservano in scatole di latta oppure in sacchetti di plastica del tipo per surgelare gli alimenti.

viernes, 4 de febrero de 2011

Le marmellate

Cos'è
Con il termine “marmellata” si definisce, per legge, come un preparato ricavato esclusivamente dagli agrumi; se la materia prima è costituita da altri frutti il risultato sarà una confettura.
In entrambi i casi, si ottiene facendo bollire della frutta mista a zucchero, che verrà poi trasferita in contenitori sottovuoto dove diverrà in parte gelatinosa.

Origini
Il famoso ricettario romano attribuito ad Apicio (IV – V secolo dopo Cristo) menziona l'usanza greca di bollire le mele cotogne insieme al miele per ottenere una conserva di frutta.

Per quanto riguarda la preparazione di tipo moderno, abbiamo testimonianze risalenti al XVI secolo che documentano come questa modalità di conservazione della frutta venisse messa in pratica dai colonizzatori spagnoli nel Nuovo Mondo.

Ricette: http://www.agriturismoitaly.it/cucina/marmellate.htm

jueves, 3 de febrero de 2011

Le zeppole di San Giuseppe

Nell’antica Roma il 17 marzo si celebravano le “Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano. Per omaggiare Bacco e Sileno, precettore e compagno di gozzoviglie del dio, il vino scorreva a fiumi: per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano delle frittelle di frumento.

Per San Giuseppe, che ricorre solo due giorni dopo (19 marzo), la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di san Giuseppe
Il 19 Marzo, si racconta che i friggitori napoletani si esibivano
pubblicamente nell’arte del friggere le Zeppole davanti alla propria bottega, disponendovi tutto l’armamentario necessario.
Come la maggioranza dei dolci napoletani anche questo dolce ha origine conventuale, forse nel convento di San Gregorio Armeno, ma c’è anche
chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore, le famose monache ad ogni festività inventavano un dolce diverso.
Moltissimi dolci napoletani sono costruiti su un “contrasto” di
sapori, la qual cosa si esprime al massimo nella preparazione dei
“Rustici Napoletani” che altri non sono che una deliziosa imbottitura salata a base di ricotta e salumi vari racchiusi in una sfoglia dolce.
Anche le zeppole ricetta originale non si sottraggono a questa regola, poiche’, non son altro che una pasta bignè fritta dal gusto neutro che fa da “scatola” ad una crema dolcissima, su cui si poggia una nota aspra di una ciliegia sotto spirito o amarena, di quelle che un tempo venivano “cotte al sole”
La prima ricetta pero’ la ritroviamo nel trattato di cucina di Ippolito Cavalcanti celebre gastronomo napoletano ed e’ del 1837.
Inoltre il 19 marzo si e’ sempre celebrata la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell’aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.

Ricetta: http://www.ricettepercucinare.com/ricetta_campana-zeppole_di_san_giuseppe.htm

Struffoli. Un tipico dolce napoletano

Gli struffoli sono i dolci più tipici della tradizione Napoletana e rappresentano sicuramente una delle ricette più caratteristiche del periodo Natalizio.

Per chi ancora non avesse mai sentito parlare degli struffoli, basti dire che sono delle piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita.

Per quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”.

Secondo altri pareri, la parola struffolo, deriverebbe da "strofinare", il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in tocchetti.

Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce sapore. Nonostante sia una preparazione molto conosciuta ed apprezzata, gli struffoli hanno una larga diffusione solo nell’Italia meridionale dove ne esistono diverse versioni, tutte più o meno simili alla ricetta originale ma con nomi diversi: in Calabria “cicirata” o “turdiddi”, in Umbria ed Abruzzo “cicerchiata” ed a Palermo “

Ricetta:http://www.struffoli.it/ricetta.htm